
Conflitti in famiglia: quasi ogni giorno mi scrivete che avete difficoltà ad affrontare la sofferenza che comporta la fine di un matrimonio ed in generale di una relazione in cui avete investito tanto ed è per questo che ho deciso di condividere con voi la mia esperienza.
Sono nata in una famiglia conflittuale, o meglio in un sistema familiare con una comunicazione disfunzionale che inevitabilmente creava molta sofferenza: forse per questo all’età di 11 anni ho deciso che avrei fatto l’avvocato e avrei così dato un senso a quello che avevo vissuto, mettendolo a disposizione degli altri.
Fin dai primi anni della pratica ho scelto il diritto di famiglia, perché mi appassionava l’idea di poter aiutare le persone a separarsi in modo consapevole.
Perché uso la parola consapevole?
Perché ho realizzato che le cose vanno sempre come devono andare, in generale nella vita, quindi anche nei rapporti di coppia e non mi riferisco a relazioni altamente disfunzionali, bensì ad un discorso generale.
Ad esempio: se vi dicessi che la maggior parte delle coppie che si separano era destinate a farlo dal “giorno uno”? Cosa pensereste?
Sì, dal giorno uno!
Sapete perché? Perché fin da subito c’era qualcosa che non andava, ma uno dei due, o entrambi pensavano: “tanto cambierà, tanto poi si sistemerà”; oppure può essere accaduto che uno dei due abbia scelto l’altro perché erano amici da tanto tempo e non credeva di poter aspirare ad altro, o perché era una brava persona, con cui fare una famiglia, ma mancava qualcosa, o l’altro era come un padre, o una madre, nel senso che serviva per colmare un vuoto, un’insicurezza, una mancanza di amor proprio.
Dicevamo appunto che in ogni caso il matrimonio iniziava con qualcosa che mancava, che non funzionava…e magari quel qualcosa uno dei due lo avrebbe poi trovato lungo il percorso in una relazione parallela.
Vi faccio questa premessa per farvi capire che ci sono tanti livelli di vedere la realtà e noi spesso ci fermiamo a quello superficiale.
Il matrimonio è finito perché abbiamo un’incompatibilità di carattere!
Ma a pensarci bene… non l’avevate visto già da subito?
Siate sinceri: davvero non vi eravate accorti che non avevate nulla in comune con l’altro, che questo o quel comportamento vi procurava fastidio?
Io credo che voi ne aveste piena consapevolezza, ma in quel momento vi sembrava di fare la cosa giusta.
In tutte queste situazioni è facile che poi uno dei due tradisca, ma il matrimonio è naufragato a causa del tradimento o perché qualcosa si era rotto in un rapporto di coppia già problematico?
E si può parlare allora di un solo responsabile? O i responsabili di quello che è accaduto sono entrambe le persone?
Guardando la realtà da questa prospettiva è più facile provare compassione per noi stessi e per l’altro, perché a sbagliare siamo stati entrambi.
Siamo infatti di fronte a un errore che è consequenziale ad un altro errore: unirsi alla persona sbagliata per far durare il matrimonio tutta la vita, o meglio per avere un matrimonio felice.
In realtà nulla di quello che accade è per caso, né tantomeno sbagliato.
Quella persona infatti era quella giusta per permettervi di evolvere come essere umano.
Mi rendo conto che uso parole insolite per un avvocato che dovrebbe solo garantire di vincere la causa, ma, vedete…io ho trascorso tutta la vita a cercare di trovare il senso alle dinamiche di coppia leggendo libri di psicologia e di altre materie attinenti al benessere della persona e sono giunta alla conclusione che noi scegliamo la persona sbagliata perché in un qualche modo abbiamo bisogno di vivere quell’esperienza.
Tutto tende a ripetersi: spesso le nostre relazioni sono lo specchio dei rapporti che abbiamo avuto con nostro padre o nostra madre e addirittura secondo la psico-genealogia subiamo i condizionamenti del sistema familiare di appartenenza, nello specifico delle sette generazioni che ci hanno preceduti e grazie ai quali noi siamo qui oggi.
In voi, nella vostra personalità ci sono caratteristiche dei vostri avi.
Mi potrete dire che può essere solo una delle tante chiavi di lettura, ma se fosse così non sarebbe più interessante leggere la realtà? Se siamo tutti vittime di altre vittime non dovremmo tenerne conto?
Quello che voglio comunicare è che i perché di come le cose sono andate come sono andate ci sono e trovarli vi aiuterà a chiudere il vostro matrimonio in modo dignitoso, civile ed intelligente (nel rispetto dei figli) e preserverà dal rivivere un’altra relazione con le medesime dinamiche.
Questo è il motivo per il quale gestisco le separazioni sia da un punto di vista tecnico giuridico- economico, che emozionale.
L’obiettivo che mi prefiggo infatti è separare le coppie nella maniera meno dolorosa possibile, dando gli strumenti per trasformare la crisi della fine del rapporto in un’opportunità di rinascita.
Per un lavoro ottimale servirebbe una specializzazione degli avvocati: purtroppo “tutti” si occupano di diritto di famiglia, ma trattare i sentimenti, le vite delle persone, non è come gestire un contratto o una fusione societaria, o un sinistro…
La separazione è come un rito di passaggio da una fase di vita all’altra: serve una persona che accompagni lungo il percorso, affinché tutto il dolore non venga sprecato ma abbia un senso.
Concludo dicendo a tutti voi che state soffrendo per la fine del vostro rapporto che i perché ci sono, si possono trovare e la chiave è decidere di volersi bene al punto da fare un viaggio dentro noi stessi per vedere la realtà a un livello più profondo e veritiero di quello che appare in superficie.